Lea Violetta
Lei voleva scrivere e sapeva che per farlo serviva ben altro. Serviva vivere.
Bio
Ciao a tutti, sono Lea Violetta, e se c'è una cosa che mi definisce è l'autenticità di ogni storia, di ogni emozione che mi porta a scrivere, anche quelle 'violente' che accetto senza resistenze, come una malattia dalla nascita. Molti mi chiamano 'spessa’, e lo sono. Ma la mia vera durezza si rivela nell'ipersensibilità che mi travolge, in un'anima che è schiava delle emozioni, pur cercando equilibrio e leggerezza. Dopo festini finiti con tavolini rotti e narghilè in fiamme che mi hanno traumatizzata a vita, ho imparato che la profondità non è caos, e che la mia casa è diventata off-limits per le adunate superficiali.
Ho sempre cercato di staccarmi dal mio giro, tra 'truzzetti di San Mauro' e 'Val Salicetti', perché non ho ancora capito qual è il tipo di gente più adatto a me, e questo mi spinge a sondare l'abisso delle filosofie e a riconoscere le 'altre possibilità umane', come Gurdjieff mi ha insegnato. La mia ricerca della verità coincide con il ritrovamento dell'essenza, oltre l'inganno e la maschera dell'idealizzazione.
Amo il cinema che ti prende la psiche, quello di Woody Allen, Truffaut, Almodóvar, i Monty Python, perché riesco a immedesimarmi nei personaggi dalla 'psiche complessa', l'unica cosa che manca nei film di bassa qualità. Le mie poesie sono lo specchio delle mie 'forti altalene', l'unica voce per le mie 'confuse parole', dove l'amore e la morte si fondono in un dolce smarrimento che nessun ragionamento può curare.
Viaggio, sogno e mi ribello, non solo per sfuggire alla noia o parlare italiano di fronte alle imposizioni, ma per ascendere e discendere tra paradiso e inferi, perché la felicità è l'azzardo più coraggioso. Se avete storie di dolori grezzi o sogni lucidi da esplorare, sono pronta ad ascoltarvi: ho imparato a planare sulle cose dall'alto, pur portando un po' di quella tristezza di bambina che mi rende poetessa.